Casa Parker, Forest Hills

Peter Parker è abituato a ridursi all’ultimo minuto ogni mattina, dopo aver passato una vita a pattugliare la città tutta la notte. Pensava di poter sfruttare una serata per rimettersi a pari con la tonnellata di lavoro a cui avrebbe dovuto dedicarsi durante la settimana; invece non solo ha completato a malapena un decimo di quanto voleva fare, ma è già in ritardo.

-Sonoinritardoscusatiamociao! – dice tutto d’un fiato alla moglie Mary Jane, usando l’agilità proporzionale di un ragno per darle un bacio sulla guancia mentre si infila i pantaloni.

-Ricordati che stasera dobbiamo andare da Sha-Shan! E guarda che hai il costume al contrario – gli fa notare lei; infatti il costume da Uomo Ragno, visibile perché Peter non ha ancora indossato la camicia, mostra sul petto il ragno che è normalmente sulla schiena.

-Vorrà dire che se qualcuno mi vede penserà che sono il Ragno Uomo. Mayday, un saluto a papà? – dice alla piccola May Parker, intenta a guardare i cartoni animati... e l’arrampicamuri fa una smorfia di disappunto quando si rende conto che è un cartone dei Fantastici Quattro.

-Non adesso, papà! C’è la Torcia Umana! – May esclama, puntando il dito allo schermo dove l’eroe fiammeggiante sta combattendo da solo un mostro fatto di fumo.

-Non c’è un cartone dell’Uomo Ragno? O meglio ancora, uno dei giochi educativi che ti ho scaricato? – chiede Peter, recuperando il tablet di famiglia.

Non appena sblocca lo schermo, il browser si apre sulla pagina iniziale che Peter ha impostato: il sito web del Daily Bugle. E sul suo titolo principale:

POLIZIOTTI UCCISI CON LA RAGNATELA: L’UOMO RAGNO SOSPETTATO #1

 

Marvel IT presenta
A drawing of a cartoon character

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#105 – Curiosità

di Fabio Furlanetto

 

In un appartamento nel Bronx

Flash Thompson non è certo il tipo da leggere il giornale di prima mattina; in effetti, se alcuni dei suoi migliori amici non fossero giornalisti del Daily Bugle non lo leggerebbe mai. Quando la radio che sta ascoltando durante i suoi esercizi fisioterapici mattutini interrompe i programmi per il radiogiornale, è tentato di cambiare semplicemente canale quando sente la notizia.

-CHE COSA!? Ma stiamo scherzando!? – urla dopo aver sentito il servizio, precipitandosi poi nella stanza della sorella.

-Hey! Ma non si bussa più!? – protesta Jesse Thompson, intenta a truccarsi.

-Ho bisogno del computer. E’ una faccenda... non sei troppo elegante per andare al lavoro così?

-Non che siano affari tuoi, ma oggi non sono al lavoro. Ho un appuntamento col mio ragazzo.

-Hai un ragazzo!? Com’è che non ne ho ancora sentito parlare?

-Di nuovo, Flash, non sono affari tuoi.

-E lui non deve andare al lavoro? Perché ce l’ha un lavoro, vero?

-Non avevi bisogno del computer? Cos’è che ti ha sconvolto tanto, poi?

-Hanno accusato l’Uomo Ragno di omicidio! Devo leggere il Daily Bugle – risponde Flash, fiondandosi alla scrivania per sedersi davanti al computer della sorella.

-Non puoi comprarti il giornale?

-Cosa sono, gli anni sessanta? Dai, lasciami leggere.

-Ecco una frase che non avrei mai immaginato sentir pronunciare da mio fratello. Beh io vado, cerca di non perdere l’appuntamento con la tua fisioterapista, okay?

-Sì sì, va bene. Roba da non credere! Chi si beve idiozie del genere!? – Flash commenta, completamente immerso nel servizio.

 

Il Daily Bugle

Betty Brandt si incammina a passo spedito verso l’ufficio di Robbie Robertson, ed è chiaro a tutti che è su tutte le furie. Non bussa neanche prima di spalancare la porta, e nell’ufficio assieme al direttore trova un uomo sulla sessantina che conosce solo superficialmente, Nick Dillman. [1]

-Robbie! Si può sapere cosa significa? – Betty chiede mostrandogli la prima pagina.

-Se hai letto l’articolo dovresti saperlo. – risponde Robbie.

-Certo che l’ho letto! Quello che voglio sapere è perché non l’ho saputo prima.

-Non sei l’unica giornalista di questo giornale, Betty. Dillman mi ha portato un servizio e l’ho pubblicato, tutto qui. Tu stai già lavorando sul processo ai collaboratori del Coordinatore.

-E sta facendo un ottimo lavoro, miss Brandt. Quando ha cominciato a lavorare come segretaria di Jameson non immaginavo che avrebbe portato a casa scoop simili. – commenta Dillman.

-Stavo anche lavorando sull’aumento dei criminali fermati dall’Uomo Ragno ad Harlem; i due poliziotti uccisi erano di pattuglia lì, potrebbe esserci un collegamento!

-Ti dispiace lasciarci soli un momento, Dillman? Per favore, chiudi la porta. – dice Robbie.

-Certo, nessun problema. – risponde Dillman, uscendo dall’ufficio e chiudendo la porta dietro di sé. Betty incrocia le braccia e chiede con tono accusatorio:

-Hai dato la storia a Dillman e non a me?

-Ha avuto una soffiata e ci è saltato sopra. E’ un veterano, non metto in discussione le sue fonti.

-Non ce l’ho con lui, Robbie. Ma avresti dovuto aggiornarmi; avrei potuto avere dei dettagli da condividere, visto che sto seguendo la faccenda di Harlem.

-Passala a Dillman. Voglio che ti concentri sul processo.

-Posso sapere perché? Forse non ti fidi di me?

-Betty, lo sai che ho la massima fiducia in te. Ma stiamo parlando dell’Uomo Ragno, e sai qual è la reputazione del Bugle quando si parla di lui. Pubblicare un articolo in cui lo si accusa di omicidio, e di due poliziotti per di più? Le accuse di esserci inventati la notizia si scrivono da sole.

-Motivo in più per cui a seguire la notizia dovrebbe essere qualcuno che conosce bene l’Uomo Ragno, non trovi?

-Sei troppo coinvolta emotivamente, Betty. L’Uomo Ragno ti ha salvato la vita diverse volte.

-Anche la tua, se è per questo. Come quella di mezza New York!

-Betty, la mia decisione resta. Non voglio che tu scriva dell’Uomo Ragno per un po’.

-Non è giusto! Urich scrive di Devil a giorni alterni, perché lui non... ah, ho capito. E’ un’idea di Jonah, non è così? Lui è sicuramente convinto che l’Uomo Ragno sia un assassino!

-Betty, noi dobbiamo solo riportare i fatti. Non possiamo rifiutarci di pubblicare la notizia solo perché abbiamo un debito verso l’Uomo Ragno, e scagionarlo non è il compito di chi segue ufficialmente la notizia.

-Quindi dovrei semplicemente... aspetta, “ufficialmente”? Mi stai dicendo che posso seguirla non ufficialmente?

-Ti sto dicendo che è ufficialmente un servizio di Dillman. Se poi qualcun altro venisse casualmente a conoscenza di fatti che possono scagionare l’Uomo Ragno, sarei costretto a pubblicarli comunque, ma è un servizio di Dillman. Sono stato chiaro?

-Lampante, Robbie – risponde Betty con un sorriso, proprio quando la porta viene spalancata dalla voce imperiosa di un uomo con in bocca un sigaro:

-ROBBIE! Che accidenti di titolo hai approvato!? “Sospettato #1” un accidenti, l’arrampicamuri è l’UNICO sospettato!!! – sbraita J. Jonah Jameson.

-Vi lascio soli. – si sbriga ad andarsene Betty Brandt.

 

Empire State University

Peter Parker non riesce minimamente a concentrarsi sul lavoro oggi. Per tutta la mattina ha controllato ripetutamente il cellulare, sperando che qualcuno rispondesse ai suoi messaggi. Ora ha approfittato della pausa caffè dei suoi collaboratori per salire sul tetto dell’università.

-Pronto, Ben? [2] Hai un minuto? – chiede al telefono.

-Veramente no, ma visto che mi hai mandato venti messaggi immagino sia importante. – risponde il suo clone dall’altra parte della linea.

-Qualcuno ha ucciso due poliziotti usando la mia ragnatela. Per caso qualcuno ti ha rubato delle cartucce o un paio di lanciaragnatele, di recente?

-Credo proprio di no. Non ho ancora avuto modo di costruirmi dei lanciaragnatele di scorta e sono sempre a secco di fluido, ultimamente. Ma sei sicuro che sia la stessa tela? Un mucchio di gente ha provato a duplicarla, lo sai.

-Non ho avuto modo di testarla, ma pare si sia dissolta in un’ora. E’ una delle caratteristiche più difficili da replicare, quindi credo che qualcuno abbia usato proprio il mio fluido.

-Brutta storia, ma non saprei proprio come aiutarti. Perché non…

-Scusa, ho un’altra chiamata. Ti faccio sapere se ci sono novità. Pronto, Betty? A cosa devo l’onore? – chiede Peter, riconoscendo il numero da cui riceve la chiamata.

-Mi serve una consulenza scientifica. Pensi che qualcuno sia capace di duplicare la ragnatela dell’Uomo Ragno?

-Immagino abbia a che fare con la prima pagina del Bugle.

-Ci puoi giurare.

-Non so un granché della ragnatela, ma se è un composto chimico è solo questione di tempo prima che qualcuno trovi il modo di sintetizzarlo. Qualche sospetto?

-Potrebbe essere quel vigilante, il Ragno Nero. Oppure qualcuno che vuole incastrare il Ragno.

-Hai controllato che JJJ abbia un alibi?

-Peter, è una questione seria. Continuerò ad indagare sulle attività dell’Uomo Ragno ad Harlem, non può essere una coincidenza che l’omicidio sia avvenuto qui.

-Cosa te lo fa dire?

-C’è stata un’escalation di criminali fermati dall’Uomo Ragno ad Harlem, nelle ultime settimane.

-Non può essere, è da almeno un mese che non... voglio dire, l’Uomo Ragno non è particolarmente attivo ad Harlem, giusto?

-Adesso lo è. Sembra che la tela di questo impostore si sciolga in un’ora, come quella dell’originale, quindi non c’è stato il tempo di eseguire dei test. Qualche idea su come si possa verificare se è la ragnatela vera?

-Betty, non sono troppo sicuro che tu debba rischiare personalmente per... aspetta, ho un’altra chiamata, com’è che si svegliano tutti adesso? Ti richiamo. Pronto, Kaine? – chiede Peter, riconoscendo il numero. Tecnicamente il contatto sul cellulare è registrato come Abel Fitzpatrick, ma lui lo conosce meglio come il Ragno Nero o come Kaine, il suo clone con decisamente meno restrizioni morali.

-Non esattamente. – risponde una voce femminile che Peter conosce fin troppo bene.

-Felicia? [3] E’ successo qualcosa a Kaine?

-Questo è il suo vecchio numero.

-Da quando?

-Da quando gli ho rubato il cellulare.

-Perché gliel’hai rubato?

-Diciamo che è un risarcimento. Non ti ha chiesto lui di chiamarmi, spero, perché sarebbe veramente una cosa patetica usare te per farci rimettere assieme.

-Aspetta, tu e Kaine vi siete lasciati?

-Ed io che credevo che il più grande detective del mondo fosse qualcun altro.

-Non è importante. Ascolta, ho bisogno di sapere una cosa: qualcuno ha rubato a Kaine il fluido per ragnatele o i lanciaragnatele?

-Non che io sappia. Perché sei così preoccupata?

-Non leggi i giornali?

-Mi hai preso per una sessantenne? In TV non hanno detto niente. So che Kaine è fuori città in questo periodo, ma se sei così preoccupato possiamo controllare se a casa sua manca qualcosa.

-Giusto, ti avrà lasciato le chiavi di casa.

-No, ma possiamo entrare dalla finestra. La lascia sempre aperta, proprio come te.

-Posso pensarci da solo, grazie. Non c’è bisogno che tu venga a rovistare nella casa del tuo ex.

-Scherzi, non me lo perderei per niente al mondo. Facciamo stasera?

-D’accordo, troviamoci alle... aspetta, no, stasera non posso, ho un appuntamento.

-Problemi con la mogliettina?

-Non fare la spiritosa, mi vedo con una vecchia amica dell’università.

-Senti senti, la cosa si fa interessante. Ascolta, Kaine si è trasferito, ti mando un messaggio con il suo nuovo indirizzo okay? Ci vediamo lì, diciamo alle dieci.

-A più tardi, allora. – Peter conclude, modificando il nome del contatto da “Abel” a “Felicia” un attimo prima che il suo Senso di Ragno scatti. A solleticarlo è stato un rettile dalle dimensioni e proporzioni umane che è appena salito sul tetto. Chiunque altro sarebbe spaventato, se non fosse per due fattori: primo, come Uomo Ragno ha visto ben di peggio.

Secondo, Peter conosce la donna-rettile in camice da laboratorio.

-Dottor Parker, cosa ci fa sul tetto? – chiede Komodo.

-Prendo una boccata d’aria. Tu piuttosto, Melati, pensi sia una buona idea trasformarti così alla luce del sole? – Peter chiede alla sua assistente Melati Kusuma.

-Avevo bisogno di fare due passi, e non è una cosa facile su una sedia a rotelle. Qualcosa la turba, non è così?

-Non leggi i giornali?

-Mica sono gli anni sessanta; su Internet non ho visto niente. A parte che il mondo sta andando a rotoli, ma non più del solito.

-Non è niente di importante, davvero. – Peter risponde, quando il cellulare vibra per indicare l’arrivo di un messaggio. Komodo si avvicina per sbirciare; Peter potrebbe facilmente sgusciare via, ma è troppo abituato ad avere tempi di reazione umana in presenza di chi non conosce la sua identità segreta e se ne rende conto troppo tardi per evitare che lei legga il messaggio.

-Hmm, ma guarda un po’. Chi sarebbe questa Felicia?

-Un’amica, e non sta bene sbirciare i messaggi degli altri.

-Un’amica che le scrive un indirizzo, un orario e l’emoji di un gattino? Ed io che la credevo un tipo tutto casa e laboratorio, Dottor Parker!

-Non farti strane idee. E dovresti tornare in forma umana, cosa succederebbe se qualcuno scoprisse il tuo segreto?

-Una domanda che dovrebbe farsi anche lei, Dottor Parker. – risponde Komodo, allontanandosi il più silenziosamente possibile.

 

Quella sera, ad Harlem

L’edificio è fatiscente e non esattamente raccomandabile. Uscendo dall’ascensore Peter Parker prova un incessante senso di dejà vu, e non solo perché ha vissuto in posti simili quando non aveva il becco di un quattrino.

-Dovremmo decisamente trovare un posto migliore per Sha-Shan. – dice Mary Jane, guardandosi attorno; se non stesse stringendo il braccio di un super-eroe si preoccuperebbe di essere assalita da un momento all’altro.

-Sì, è davvero un brutto quartiere. Non posso essere appollaiato fuori dalla finestra tutte le notti.

-In che senso? – chiede MJ, sollevando un sopracciglio.

-L’ultima volta che ho pedinato Sha-Shan mi sono precipitato a fermare dei poco di buono che stavano proprio nel vicolo qui di sotto.

-Lo sai, ci sono mogli che non vedrebbero troppo di buon occhio venire a sapere che il marito se ne va in giro di notte a spiare le vecchie amiche dell’università, e che gliela farebbero pagare cara.

-Meno male allora che ho sposato... – inizia a rispondere Peter, fermandosi a metà frase.

-Senso di Ragno? – chiede Mary Jane, conoscendo bene l’espressione sul suo volto.

-Salutami Sha-Shan. Arrivo subito, dille che sto parcheggiando. – risponde Peter, allontanandosi per correre verso le scale!

-Non abbiamo neanche una macchina! – gli risponde MJ, scuotendo la testa prima di bussare alla porta dell’appartamento di Sha-Shan.

-Dopo tutto questo tempo chiunque altro avrebbe imparato a inventarsi scuse migliori. – sospira, quando la porta si apre.

 

Sul tetto del palazzo accanto

La Gatta Nera sta spiando l’appartamento di Sha-Shan con un binocolo tascabile, osservandola accogliere in casa Mary Jane.

-Non potevi resistere, vero? – le chiede una voce alle sue spalle. Lei reagisce d’istinto, cercando di graffiare lo sconosciuto con gli affilati artigli dei suoi guanti; l’Uomo Ragno la evita senza neanche farci troppo caso.

-Mi hai fatto prendere un colpo! Dovrei essere io quella che si muove di soppiatto, non rubarmi la piazza!

-Ti avevo detto che ci saremmo visti a casa di Kaine. Si può sapere cosa ci fai qui?

-Secondo te? Sto tenendo d’occhio la tua amichetta.

-Sha-Shan sa badare a se stessa, e non credo che apprezzerebbe l’intrusione nella sua privacy.

-Ci credo bene. Ho fatto qualche ricerca su di lei...

-Tu? Sul serio? Non sembra il tuo genere di cose.

-Adesso lavoro come investigatrice privata, se te lo sei dimenticato. Ed anche quando ero una ladra professionista, la migliore nel settore aggiungerei, non portavo mai a segno un colpo senza aver studiato la vittima nei minimi dettagli.

-Quindi qualcuno ti sta pagando per indagare su Sha-Shan?

-Non esattamente. Mi sono imbattuta su di lei indagando sul ritorno di Flash.

-Adesso cosa c’entra... Felicia. Non dirmi che stai indagando su Sha-Shan perché è l’ex ragazza di Flash. Non state assieme da anni!

-Diciamo che quando stavo con Flash ho fatto un po’ di indagini sulle sue ex.

-Non è da te, Felicia. Non indagavi sulle mie ex quando noi due stavamo assieme!

-...

-Perché non lo facevi, vero?

-All’epoca non mi interessava chi eri sotto la maschera, ma Flash... con lui era diverso. E quando lui torna dalla morte, la sua ex rispunta fuori dal nulla? Non potevo ignorarlo, lo sai cosa si dice sui gatti e sulla curiosità.

-Sì, che di solito finisce male. Se sei preoccupata che questo non sia il vero Flash, puoi metterti il cuore in pace: è veramente lui. E Sha-Shan non c’entra niente con il suo ritorno.

-Oh, a quello ci ero già arrivata. Ma lei nasconde qualcosa: da dove arrivano i fondi per il suo studio di fisioterapia? Quando è tornata dal Vietnam non aveva il becco di un quattrino. Guarda in che razza di topaia vive!

-E’ un po’ strano, è vero, ma non c’è bisogno di indagini per scoprirlo. Basterebbe parlarle come farebbe una persona normale, invece di spiarla dalla finestra!

-Senti chi parla! Quindi è un caso che l’Uomo Ragno abbia catturato così tanti criminali nel quartiere in così poco tempo?

-Te l’ho detto, non sono stato io, ma qualcuno che usava la mia ragnatela. Ed indagheremo su quella faccenda dopo che avrò parlato con Sha-Shan, ma nel frattempo voglio che tu la smetta di seguirla, sono stato chiaro?

-Lampante. – risponde lei stizzita, agganciando il binocolo alla cintura del costume e saltando giù dal tetto, atterrando con grazia dopo aver eseguito una serie di acrobazie sulla scala antincendio.

Mentre l’Uomo Ragno torna al palazzo di Sha-Shan per rimettersi gli abiti civili, Felicia Hardy si incammina verso la motocicletta che ha parcheggiato dall’altro lato della strada... dove c’è una donna ad aspettarla.

-Non sembra il tipo da comprarsi una moto, miss Hardy. – le dice Betty Brandt.

-E chi ha detto che l’abbia comprata?

-La posa da ragazza cattiva con me non funziona, Gatta Nera. Vorrei sapere perché stavi parlando con l’Uomo Ragno... non avrà mica a che fare con una certa Sha-Shan Nguyen che vive qui?

-Ah, così non sono l’unica a tenere d’occhio le vecchie fiamme di Flash. Pensavo che fossi impegnata a screditare il Ragno per il tuo capo con pessimo gusto in fatto di sigari.

-Veramente ero qui per chiedere a Sha-Shan informazioni sui criminali fermati dall’Uomo Ragno in questa zona... e per esperienza, quando le cose si fanno complicate la pista migliore è sempre seguire una conoscenza di Peter Parker. Ma non indagheresti mai su Sha-Shan se non ci fosse sotto qualcosa di grosso.

-Può darsi. Senti, Brandt, se vuoi parlare con il Ragno e sentire la sua versione dei fatti, abbiamo un appuntamento tra un paio d’ore. – dice la Gatta Nera, salendo sulla moto e facendo cenno a Betty di salire in sella dietro di lei. Betty accetta di malgrado: non ha un’altissima opinione della Gatta Nera, ma sa che l’Uomo Ragno si fida di lei... per qualche ragione.

-E va bene. Hai un casco? – chiede Betty, salendo sulla moto. Prima che possa stringersi a Felicia, quest’ultima accende il motore.

-Si vede che non mi conosci proprio. – risponde la Gatta Nera, partendo a tutta velocità senza preoccuparsi minimamente della propria sicurezza o della giornalista aggrappata a lei che urla per la sorpresa.

 

Tempo dopo, un appartamento di Manhattan

Nessuno nota la lucertola umanoide che si intrufola dalla finestra; non solo perché è tarda notte, ma anche perché non sarebbe del tutto senza precedenti a New York.

“Chi lascia la finestra aperta di notte?” si chiede Komodo, che dopo essersi accertata di essere sola accende la luce. La finestra non è semplicemente aperta: è stata bloccata per non essere mai chiusa.

Riprende il cellulare per verificare l’appunto: è proprio l’indirizzo che il dottor Parker ha ricevuto per SMS. L’orario non corrisponde, ma è voluto: Komodo voleva essere qui in anticipo.

C’è qualcosa che non le torna, anche se non riesce a definirlo per bene. E’ chiaro che questo appartamento non viene usato da giorni: non c’è nemmeno un cambio di vestiti ed il frigorifero è vuoto. Passa quello che le sembra un’eternità a passare in rassegna ogni singolo cassetto, senza trovare nulla... fino a quando non le viene un’intuizione, e solleva il frigorifero con una mano sola.

E ci trova qualcosa di inaspettato: una piccola cartuccia metallica, più piccola di un accendino. Identica a quella che ha trovato addosso al dottor Parker. [4]

I pezzi del puzzle cominciano a combaciare: questo è un rifugio segreto, ed appartiene a qualcuno che utilizza quelle strane cartucce e che si è dato appuntamento con Peter Parker.

Quando la porta dell’appartamento si apre, Komodo ha la tentazione di scappare dalla finestra... ma se è qualcuno che sta entrando dalla porta non può essere l’Uomo Ragno.

Ed infatti ad entrare sono due donne, una delle quali indossa un costume di pelle nera.

-Cosa diavolo... e tu chi saresti!? – le chiede la Gatta Nera, pronta a combattere.

Betty Brandt non si scompone più di tanto alla vista di una donna-rettile, preferendo invece estrarre lo smartphone per farle una foto.

-Tu sei la Gatta Nera, vero? Quindi hai dato tu l’appuntamento a Parker! – dice Komodo.

-Peter Parker? Cosa c’entra lui adesso? – chiede Betty.

-Lascia fare a me, Betty. Questa specie di Lizard da due soldi potrebbe essere pericolosa.

-Lo sono, ma non voglio farvi del male: sto facendo delle indagini. Questo appartamento appartiene all’Uomo Ragno, non è così? So che stavate assieme. E adesso ho anche la conferma che è Parker a procurargli la ragnatela.

-Tu non sai un bel niente, compreso in quali guai ti sei appena cacciata! – dice la Gatta Nera scagliandosi contro Komodo ad artigli sguainati.

Per quanto l’avventuriera sia una lottatrice esperta, è pur sempre una donna normale. I riflessi di Komodo le permettono di schivarla, e basta un solo colpo della sua coda per sbattere Felicia Hardy con forza contro il muro.

-Gatta Nera! – esclama Betty, quando Komodo la solleva da terra avvolgendo la propria coda attorno alla sua vita.

-E tu chi saresti? Un’altra eroina? – le chiede Komodo.

-Betty Brandt. Lavoro per il Daily Bugle. – risponde lei, cercando di non farsi notare mentre compone il 911 sul cellulare.

-Ottimo. – replica Komodo, afferrando il cellulare e riducendolo briciole senza sforzo.

-Andiamo in un luogo più privato. Dobbiamo parlare di come l’Uomo Ragno sta vendendo la formula per la ragnatela del dottor Parker. – conclude la ragazza-rettile.

La Gatta Nera riprende i sensi solo per vedere Komodo uscire dall’appartamento portando con sé Betty. Vorrebbe inseguirla, ma con il colpo che ha preso le ci vorrà un bel po’ per rimettersi in piedi. Il meglio che riesce a fare è prendere il cellulare e comporre un numero che sa a memoria.

-Ragno? Abbiamo un problema.

 

CONTINUA !

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NOTE

 

[1] Nick Dillman è un giornalista del Daily Bugle apparso su Daredevil 71

 

[2] Ovviamente Ben Reilly alias il Ragno Rosso

 

[3] Ovviamente Felicia Hardy alias la Gatta Nera

 

[4] Nel finale del numero 103